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In Italia il rischio meteo-idrogeologico e idraulico è diffuso in modo capillare e si presenta in maniera differente a seconda dell’assetto geomorfologico del territorio.

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Di seguito, i principali fenomeni meteo-idrogeologici e idraulici.

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Le alluvioni sono tra le manifestazioni più tipiche del dissesto idrogeologico e si verificano quando le acque di un fiume non vengono contenute dalle sponde e si riversano nella zona circostante arrecando danni a edifici, insediamenti industriali, vie di comunicazione, zone agricole.

\n

Le alluvioni più importanti che hanno interessato l’Italia e che hanno comportato un pesante bilancio sia in termini di perdita di vite umane che di danni, sono state quelle del Po nel Polesine (1951), dell’Arno (1966) e del Po nel Nord Italia (1994 e 2000). Tuttavia in Italia sono frequenti alluvioni che si verificano in bacini idrografici di piccole dimensioni a causa di precipitazioni intense e localizzate che sono difficili da prevedere. Tali bacini, presenti soprattutto in Liguria e Calabria, sono caratterizzati da tempi di sviluppo delle piene dell’ordine di qualche ora che determinano alluvioni di elevata pericolosità che spesso provocano vittime, danni all’ambiente e possono compromettere gravemente lo sviluppo economico delle aree colpite.

\n

Le alluvioni sono fenomeni naturali, tuttavia tra le cause dell’aumento della frequenza delle alluvioni ci sono senza dubbio l’elevata antropizzazione e la diffusa impermeabilizzazione del territorio, che impedendo l’infiltrazione della pioggia nel terreno aumentano i quantitativi e le velocità dell’acqua che defluisce verso i fiumi. La mancata pulizia di questi ultimi e la presenza di detriti o di vegetazione che rendono meno agevole l’ordinario deflusso dell’acqua sono un’altra causa importante.

\n

È possibile ridurre i rischi di conseguenze negative derivanti dalle alluvioni sia attraverso interventi strutturali quali argini, invasi di ritenuta, canali scolmatori, drizzagni, sia attraverso interventi non strutturali, come quelli per la gestione del territorio o la gestione delle emergenze: in quest'ultimo caso, sono fondamentali la predisposizione del sistema di allertamento, la stesura dei piani di emergenza, la realizzazione di un efficiente sistema di coordinamento delle attività previste nei piani stessi.

\n

In particolare, un efficiente sistema di allertamento basato su modelli di previsione collegati ad una rete di monitoraggio è fondamentale per allertare gli organi istituzionali presenti sul territorio con il maggior anticipo possibile e ridurre l’esposizione delle persone agli eventi nonché limitare i danni al territorio attraverso l’attuazione di misure di prevenzione in tempo reale. Tra queste si ricordano le attività del presidio territoriale idraulico e la regolazione dei deflussi degli invasi presenti nel bacino per laminare la piena.
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Le alluvioni sono tra le manifestazioni più tipiche del dissesto idrogeologico e si verificano quando le acque di un fiume non vengono contenute dalle sponde e si riversano nella zona circostante arrecando danni a edifici, insediamenti industriali, vie di comunicazione, zone agricole.
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\r\nLe alluvioni più importanti che hanno interessato l’Italia e che hanno comportato un pesante bilancio sia in termini di perdita di vite umane che di danni, sono state quelle del Po nel Polesine (1951), dell’Arno (1966) e del Po nel Nord Italia (1994 e 2000). Tuttavia in Italia sono frequenti alluvioni che si verificano in bacini idrografici di piccole dimensioni a causa di precipitazioni intense e localizzate che sono difficili da prevedere. Tali bacini, presenti soprattutto in Liguria e Calabria, sono caratterizzati da tempi di sviluppo delle piene dell’ordine di qualche ora che determinano alluvioni di elevata pericolosità che spesso provocano vittime, danni all’ambiente e possono compromettere gravemente lo sviluppo economico delle aree colpite.

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Le alluvioni sono fenomeni naturali, tuttavia tra le cause dell’aumento della frequenza delle alluvioni ci sono senza dubbio l’elevata antropizzazione e la diffusa impermeabilizzazione del territorio, che impedendo l’infiltrazione della pioggia nel terreno aumentano i quantitativi e le velocità dell’acqua che defluisce verso i fiumi. La mancata pulizia di questi ultimi e la presenza di detriti o di vegetazione che rendono meno agevole l’ordinario deflusso dell’acqua sono un’altra causa importante.

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È possibile ridurre i rischi di conseguenze negative derivanti dalle alluvioni sia attraverso interventi strutturali quali argini, invasi di ritenuta, canali scolmatori, drizzagni, sia attraverso interventi non strutturali, come quelli per la gestione del territorio o la gestione delle emergenze: in quest'ultimo caso, sono fondamentali la predisposizione del sistema di allertamento, la stesura dei piani di emergenza, la realizzazione di un efficiente sistema di coordinamento delle attività previste nei piani stessi.
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\r\nIn particolare, un efficiente sistema di allertamento basato su modelli di previsione collegati ad una rete di monitoraggio è fondamentale per allertare gli organi istituzionali presenti sul territorio con il maggior anticipo possibile e ridurre l’esposizione delle persone agli eventi nonché limitare i danni al territorio attraverso l’attuazione di misure di prevenzione in tempo reale. Tra queste si ricordano le attività del presidio territoriale idraulico e la regolazione dei deflussi degli invasi presenti nel bacino per laminare la piena.
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Sapere se la zona in cui vivi, lavori o soggiorni è a rischio alluvione ti aiuta a prevenire e affrontare meglio le situazioni di emergenza.
Ricorda:

\n

- è importante conoscere quali sono le alluvioni tipiche del tuo territorio

\n

- se ci sono state alluvioni in passato è probabile che ci saranno anche in futuro

\n

- in alcuni casi è difficile stabilire con precisione dove e quando si verificheranno le alluvioni e potresti non essere allertato in tempo

\n

- l’acqua può salire improvvisamente, anche di uno o due metri in pochi minuti

\n

- alcuni luoghi si allagano prima di altri. In casa, le aree più pericolose sono le cantine, i piani seminterrati e i piani terra;

\n

- all’aperto, sono più a rischio i sottopassi, i tratti vicini agli argini e ai ponti, le strade con forte pendenza e in generale tutte le zone più      basse rispetto al territorio circostante

\n

- la forza dell’acqua può danneggiare anche gli edifici e le infrastrutture (ponti, terrapieni, argini) e quelli più vulnerabili potrebbero cedere o  crollare improvvisamente

\n

Anche tu, con semplici azioni, puoi contribuire a ridurre il rischio alluvione.

\n

- Rispetta l’ambiente e se vedi rifiuti ingombranti abbandonati, tombini intasati, corsi d’acqua parzialmente ostruiti ecc. segnalalo al  Comune.

\n

- Chiedi al tuo Comune informazioni sul Piano di emergenza per sapere quali sono le aree alluvionabili, le vie di fuga e le aree sicure della  tua città: se non c’è, pretendi che sia predisposto, così da sapere come comportarti.

\n

- Individua gli strumenti che il Comune e la Regione utilizzano per diramare l’allerta e tieniti costantemente informato.

\n

- Assicurati che la scuola o il luogo di lavoro ricevano le allerte e abbiano un piano di emergenza per il rischio alluvione.

\n

- Se nella tua famiglia ci sono persone che hanno bisogno di particolare assistenza verifica che nel Piano di emergenza comunale siano  previste misure specifiche.

\n

- Evita di conservare beni di valore in cantina o al piano seminterrato.

\n

- Assicurati che in caso di necessità sia agevole raggiungere rapidamente i piani più alti del tuo edificio.

\n

- Tieni in casa copia dei documenti, una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile e assicurati che ognuno sappia  dove siano.

\n

Cosa fare - Durante un'allerta

\n

- Tieniti informato sulle criticità previste sul territorio e le misure adottate dal tuo Comune.

\n

- Non dormire nei piani seminterrati ed evita di soggiornarvi.

\n

- Proteggi con paratie o sacchetti di sabbia i locali che si trovano al piano strada e chiudi le porte di cantine, seminterrati o garage solo se  non ti esponi a pericoli.

\n

- Se ti devi spostare, valuta prima il percorso ed evita le zone allagabili.

\n

- Valuta bene se mettere al sicuro l’automobile o altri beni: può essere pericoloso.

\n

- Condividi quello che sai sull’allerta e sui comportamenti corretti.

\n

- Verifica che la scuola di tuo figlio sia informata dell’allerta in corso e sia pronta ad attivare il piano di emergenza.

\n

Cosa fare - Durante l'Alluvione

\n

Se sei in un luogo chiuso

\n

- Non scendere in cantine, seminterrati o garage per mettere al sicuro i beni: rischi la vita.

\n

- Non uscire assolutamente per mettere al sicuro l’automobile.

\n

- Se ti trovi in un locale seminterrato o al piano terra, sali ai piani superiori. Evita l’ascensore: si può bloccare. Aiuta gli anziani e le persone  con disabilità che si trovano nell’edificio.

\n

- Chiudi il gas e disattiva l’impianto elettrico. Non toccare impianti e apparecchi elettrici con mani o piedi bagnati. Non bere acqua dal  rubinetto: potrebbe essere contaminata

\n

- Limita l’uso del cellulare: tenere libere le linee facilita i soccorsi.

\n

- Tieniti informato su come evolve la situazione e segui le indicazioni fornite dalle autorità

\n

Se sei all’aperto

\n

- Allontanati dalla zona allagata: per la velocità con cui scorre l’acqua, anche pochi centimetri potrebbero farti cadere.

\n

- Raggiungi rapidamente l’area vicina più elevata evitando di dirigerti verso pendii o scarpate artificiali che potrebbero franare.

\n

- Fai attenzione a dove cammini: potrebbero esserci voragini, buche, tombini aperti ecc.

\n

- Evita di utilizzare l’automobile. Anche pochi centimetri d’acqua potrebbero farti perdere il controllo del veicolo o causarne lo spegnimento:  rischi di rimanere intrappolato.

\n

- Evita sottopassi, argini, ponti: sostare o transitare in questi luoghi può essere molto pericoloso.

\n

- Limita l’uso del cellulare: tenere libere le linee facilita i soccorsi.

\n

- Tieniti informato su come evolve la situazione e segui le indicazioni fornite dalle autorità.

\n

Dopo l'alluvione

\n

- Segui le indicazioni delle autorità prima di intraprendere qualsiasi azione, come rientrare in casa, spalare fango, svuotare acqua dalle  cantine ecc.

\n

- Non transitare lungo strade allagate: potrebbero esserci voragini, buche, tombini aperti o cavi elettrici tranciati. Inoltre, l’acqua potrebbe  essere inquinata da carburanti o altre sostanze.

\n

- Fai attenzione anche alle zone dove l’acqua si è ritirata: il fondo stradale potrebbe essere indebolito e cedere.

\n

- Verifica se puoi riattivare il gas e l’impianto elettrico. Se necessario, chiedi il parere di un tecnico.

\n

- Prima di utilizzare i sistemi di scarico, informati che le reti fognarie, le fosse biologiche e i pozzi non siano danneggiati.

\n

- Prima di bere l’acqua dal rubinetto assicurati che ordinanze o avvisi comunali non lo vietino; non mangiare cibi che siano venuti a  contatto con l’acqua dell’alluvione: potrebbero essere contaminati.

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Sapere se la zona in cui vivi, lavori o soggiorni è a rischio alluvione ti aiuta a prevenire e affrontare meglio le situazioni di emergenza.
Ricorda:

- è importante conoscere quali sono le alluvioni tipiche del tuo territorio

- se ci sono state alluvioni in passato è probabile che ci saranno anche in futuro

- in alcuni casi è difficile stabilire con precisione dove e quando si verificheranno le alluvioni e potresti non essere allertato in tempo

- l’acqua può salire improvvisamente, anche di uno o due metri in pochi minuti

- alcuni luoghi si allagano prima di altri. In casa, le aree più pericolose sono le cantine, i piani seminterrati e i piani terra;

- all’aperto, sono più a rischio i sottopassi, i tratti vicini agli argini e ai ponti, le strade con forte pendenza e in generale tutte le zone più      basse rispetto al territorio circostante

- la forza dell’acqua può danneggiare anche gli edifici e le infrastrutture (ponti, terrapieni, argini) e quelli più vulnerabili potrebbero cedere o  crollare improvvisamente

Anche tu, con semplici azioni, puoi contribuire a ridurre il rischio alluvione.

- Rispetta l’ambiente e se vedi rifiuti ingombranti abbandonati, tombini intasati, corsi d’acqua parzialmente ostruiti ecc. segnalalo al  Comune.

- Chiedi al tuo Comune informazioni sul Piano di emergenza per sapere quali sono le aree alluvionabili, le vie di fuga e le aree sicure della  tua città: se non c’è, pretendi che sia predisposto, così da sapere come comportarti.

- Individua gli strumenti che il Comune e la Regione utilizzano per diramare l’allerta e tieniti costantemente informato.

- Assicurati che la scuola o il luogo di lavoro ricevano le allerte e abbiano un piano di emergenza per il rischio alluvione.

- Se nella tua famiglia ci sono persone che hanno bisogno di particolare assistenza verifica che nel Piano di emergenza comunale siano  previste misure specifiche.

- Evita di conservare beni di valore in cantina o al piano seminterrato.

- Assicurati che in caso di necessità sia agevole raggiungere rapidamente i piani più alti del tuo edificio.

- Tieni in casa copia dei documenti, una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile e assicurati che ognuno sappia  dove siano.

Cosa fare - Durante un'allerta

- Tieniti informato sulle criticità previste sul territorio e le misure adottate dal tuo Comune.

- Non dormire nei piani seminterrati ed evita di soggiornarvi.

- Proteggi con paratie o sacchetti di sabbia i locali che si trovano al piano strada e chiudi le porte di cantine, seminterrati o garage solo se  non ti esponi a pericoli.

- Se ti devi spostare, valuta prima il percorso ed evita le zone allagabili.

- Valuta bene se mettere al sicuro l’automobile o altri beni: può essere pericoloso.

- Condividi quello che sai sull’allerta e sui comportamenti corretti.

- Verifica che la scuola di tuo figlio sia informata dell’allerta in corso e sia pronta ad attivare il piano di emergenza.

Cosa fare - Durante l'Alluvione

Se sei in un luogo chiuso

- Non scendere in cantine, seminterrati o garage per mettere al sicuro i beni: rischi la vita.

- Non uscire assolutamente per mettere al sicuro l’automobile.

- Se ti trovi in un locale seminterrato o al piano terra, sali ai piani superiori. Evita l’ascensore: si può bloccare. Aiuta gli anziani e le persone  con disabilità che si trovano nell’edificio.

- Chiudi il gas e disattiva l’impianto elettrico. Non toccare impianti e apparecchi elettrici con mani o piedi bagnati. Non bere acqua dal  rubinetto: potrebbe essere contaminata

- Limita l’uso del cellulare: tenere libere le linee facilita i soccorsi.

- Tieniti informato su come evolve la situazione e segui le indicazioni fornite dalle autorità

Se sei all’aperto

- Allontanati dalla zona allagata: per la velocità con cui scorre l’acqua, anche pochi centimetri potrebbero farti cadere.

- Raggiungi rapidamente l’area vicina più elevata evitando di dirigerti verso pendii o scarpate artificiali che potrebbero franare.

- Fai attenzione a dove cammini: potrebbero esserci voragini, buche, tombini aperti ecc.

- Evita di utilizzare l’automobile. Anche pochi centimetri d’acqua potrebbero farti perdere il controllo del veicolo o causarne lo spegnimento:  rischi di rimanere intrappolato.

- Evita sottopassi, argini, ponti: sostare o transitare in questi luoghi può essere molto pericoloso.

- Limita l’uso del cellulare: tenere libere le linee facilita i soccorsi.

- Tieniti informato su come evolve la situazione e segui le indicazioni fornite dalle autorità.

Dopo l'alluvione

- Segui le indicazioni delle autorità prima di intraprendere qualsiasi azione, come rientrare in casa, spalare fango, svuotare acqua dalle  cantine ecc.

- Non transitare lungo strade allagate: potrebbero esserci voragini, buche, tombini aperti o cavi elettrici tranciati. Inoltre, l’acqua potrebbe  essere inquinata da carburanti o altre sostanze.

- Fai attenzione anche alle zone dove l’acqua si è ritirata: il fondo stradale potrebbe essere indebolito e cedere.

- Verifica se puoi riattivare il gas e l’impianto elettrico. Se necessario, chiedi il parere di un tecnico.

- Prima di utilizzare i sistemi di scarico, informati che le reti fognarie, le fosse biologiche e i pozzi non siano danneggiati.

- Prima di bere l’acqua dal rubinetto assicurati che ordinanze o avvisi comunali non lo vietino; non mangiare cibi che siano venuti a  contatto con l’acqua dell’alluvione: potrebbero essere contaminati.

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La rete dei Centri funzionali è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale.

\n

L’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

\n

Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.

\n

Il Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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La rete dei Centri funzionali è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale.
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\r\nL’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.
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Nel Mediterraneo possono formarsi cicloni, con caratteristiche simili ai sistemi tropicali, che sono chiamati TLC Tropical Like Cyclone, cicloni simil-tropicali oppure Medicane Mediterranean Hurricane. Sono sistemi di bassa pressione che hanno un’evoluzione dinamica simile a quella dei cicloni tropicali, anche se in genere sono meno estesi e di minore durata. Questi fenomeni possono presentarsi con una cadenza di circa un evento all’anno.

\n

Questi sistemi fanno parte dei cicloni che si verificano invece alle medie latitudini, comprese quelle europee e mediterranee, e che per questo sono chiamati extratropicali (extratropical cyclones). I sistemi prettamente tropicali hanno una genesi e dinamica completamente diversa da quelli extratropicali. In quelli tropicali, infatti, l’energia del sistema deriva dalla condensazione del vapore acqueo “aspirato” dal sistema sopra la superficie del mare, mentre in quelli extratropicali l’energia proviene dalla differenza di temperatura tra la massa d’aria calda (tipicamente subtropicale) e quella fredda ( tipicamente subpolare, talora artica) dal cui scontro ha origine il sistema.

\n

Questo vuol dire che i cicloni simil-tropicali che si generano nel Mediterraneo hanno una genesi mista, cioè per formarsi hanno comunque bisogno del contributo di una situazione perturbata già presente sulla scena meteorologica. Questo accade perché sia la temperatura superficiale che l’estensione del Mediterraneo sono notevolmente inferiori a quelle di un oceano tropicale. Il periodo autunnale risulta statisticamente come uno dei più probabili per fenomeni di questo tipo, anche se si possono presentare comunque nel periodo invernale.

\n

Il ciclone simil-tropicale si presenta come una spirale di nubi con un occhio ben delineato. È caratterizzato da persistenti e abbondanti piogge a prevalente carattere temporalesco e di rovescio e da venti violenti, che possono superare i 50 - 80 nodi (100 - 150 km/h), con intensità fino a tempesta o uragano che può generare condizioni di mare in tempesta. I venti producono, sulla costa, mareggiate di particolare gravità. A ciò si può aggiungere un brusco innalzamento del livello del mare. A seguito dell’impatto con la terraferma, il ciclone tende a perdere forza.

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Nel Mediterraneo possono formarsi cicloni, con caratteristiche simili ai sistemi tropicali, che sono chiamati TLC Tropical Like Cyclone, cicloni simil-tropicali oppure Medicane Mediterranean Hurricane. Sono sistemi di bassa pressione che hanno un’evoluzione dinamica simile a quella dei cicloni tropicali, anche se in genere sono meno estesi e di minore durata. Questi fenomeni possono presentarsi con una cadenza di circa un evento all’anno.

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Questi sistemi fanno parte dei cicloni che si verificano invece alle medie latitudini, comprese quelle europee e mediterranee, e che per questo sono chiamati extratropicali (extratropical cyclones). I sistemi prettamente tropicali hanno una genesi e dinamica completamente diversa da quelli extratropicali. In quelli tropicali, infatti, l’energia del sistema deriva dalla condensazione del vapore acqueo “aspirato” dal sistema sopra la superficie del mare, mentre in quelli extratropicali l’energia proviene dalla differenza di temperatura tra la massa d’aria calda (tipicamente subtropicale) e quella fredda ( tipicamente subpolare, talora artica) dal cui scontro ha origine il sistema.

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Questo vuol dire che i cicloni simil-tropicali che si generano nel Mediterraneo hanno una genesi mista, cioè per formarsi hanno comunque bisogno del contributo di una situazione perturbata già presente sulla scena meteorologica. Questo accade perché sia la temperatura superficiale che l’estensione del Mediterraneo sono notevolmente inferiori a quelle di un oceano tropicale. Il periodo autunnale risulta statisticamente come uno dei più probabili per fenomeni di questo tipo, anche se si possono presentare comunque nel periodo invernale.

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Il ciclone simil-tropicale si presenta come una spirale di nubi con un occhio ben delineato. È caratterizzato da persistenti e abbondanti piogge a prevalente carattere temporalesco e di rovescio e da venti violenti, che possono superare i 50 - 80 nodi (100 - 150 km/h), con intensità fino a tempesta o uragano che può generare condizioni di mare in tempesta. I venti producono, sulla costa, mareggiate di particolare gravità. A ciò si può aggiungere un brusco innalzamento del livello del mare. A seguito dell’impatto con la terraferma, il ciclone tende a perdere forza.

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L’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.

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Il Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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La rete dei Centri funzionali è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale.
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\r\nL’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.
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L’attivazione del Centro Funzionale Centrale è prevista dalla Direttiva del 27 febbraio 2004 che stabilisce gli “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”. Questa struttura si trova a Roma, presso la sede operativa del Dipartimento della Protezione Civile.

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Compiti
\nSvolge sia attività di previsione sia attività di monitoraggio e sorveglianza di eventi meteo-idrogeologici e idraulici e dei loro effetti sul territorio. Questa attività consente di definire gli scenari di rischio, ovvero di valutare le ripercussioni che questi eventi potrebbero determinare sull’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente. Ha un ruolo di indirizzo e coordinamento generale della rete dei Centri Funzionali e può sostituire nei compiti e nelle funzioni i Centri funzionali decentrati non attivi, su richiesta delle Regioni interessate.

\n

Attività di previsione
\nIl Centro Funzionale Centrale è operativo tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24 e si articola in un settore meteo e in un settore idrogeologico e idraulico. In particolare, elabora previsioni meteo a fini di protezione civile, cioè previsioni su fenomeni meteorologici che possono avere un impatto sul territorio (per rischio idrogeologico o idraulico, o per situazioni riguardanti il traffico viario e marittimo) o sulla popolazione (in tutti gli aspetti che possono essere negativamente influenzati dai parametri meteorologici). In quest’ottica, viene prodotto ogni giorno il Bollettino di Vigilanza Meteorologica Nazionale, un documento che segnala le situazioni in cui si prevede che uno o più parametri meteorologici supereranno determinate soglie di attenzione o di allarme. Quando le previsioni segnalano fenomeni di riconosciuta rilevanza a scala sovraregionale, preso atto delle valutazioni dei Centri funzionali decentrati, il settore meteo del Centro funzionale centrale emette inoltre Avvisi meteo nazionali.

\n

Ciascun Centro funzionale effettua quindi una valutazione del possibile verificarsi, o evolversi, di effetti al suolo (frane e alluvioni) a seguito di eventi meteorologici previsti o in atto. Tali valutazioni, sono concertate e raccolte dal settore idrogeologico e idraulico del Centro funzionale centrale in un Bollettino di criticità che è messo quotidianamente a disposizione dei Centri Funzionali DecentratidelleRegioni e dei Ministeri dell’Interno, delle Politiche agricole, di Infrastrutture e trasporti e dell’Ambiente affinché a loro volta ne diano informazioni alle proprie strutture operative .

\n

Attività di monitoraggio e sorveglianza
\nIl Centro funzionale centrale del Dipartimento svolge inoltre attività di monitoraggio e sorveglianza idropluviometrica e radarmeteorologica su tutto il territorio nazionale, affiancando i Centri Funzionali Decentrati. In particolare, per tutta la rete dei Centri Funzionali, predispone la mosaicatura delle informazioni prodotte dagli impianti radar meteorologici esistenti sul territorio nazionale, ovvero la loro raccolta e integrazione.

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L’attivazione del Centro Funzionale Centrale è prevista dalla Direttiva del 27 febbraio 2004 che stabilisce gli “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”. Questa struttura si trova a Roma, presso la sede operativa del Dipartimento della Protezione Civile.
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\r\nCompiti
\r\nSvolge sia attività di previsione sia attività di monitoraggio e sorveglianza di eventi meteo-idrogeologici e idraulici e dei loro effetti sul territorio. Questa attività consente di definire gli scenari di rischio, ovvero di valutare le ripercussioni che questi eventi potrebbero determinare sull’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente. Ha un ruolo di indirizzo e coordinamento generale della rete dei Centri Funzionali e può sostituire nei compiti e nelle funzioni i Centri funzionali decentrati non attivi, su richiesta delle Regioni interessate.

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Attività di previsione
\r\nIl Centro Funzionale Centrale è operativo tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24 e si articola in un settore meteo e in un settore idrogeologico e idraulico. In particolare, elabora previsioni meteo a fini di protezione civile, cioè previsioni su fenomeni meteorologici che possono avere un impatto sul territorio (per rischio idrogeologico o idraulico, o per situazioni riguardanti il traffico viario e marittimo) o sulla popolazione (in tutti gli aspetti che possono essere negativamente influenzati dai parametri meteorologici). In quest’ottica, viene prodotto ogni giorno il Bollettino di Vigilanza Meteorologica Nazionale, un documento che segnala le situazioni in cui si prevede che uno o più parametri meteorologici supereranno determinate soglie di attenzione o di allarme. Quando le previsioni segnalano fenomeni di riconosciuta rilevanza a scala sovraregionale, preso atto delle valutazioni dei Centri funzionali decentrati, il settore meteo del Centro funzionale centrale emette inoltre Avvisi meteo nazionali.
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\r\nAttività di monitoraggio e sorveglianza
\r\nIl Centro funzionale centrale del Dipartimento svolge inoltre attività di monitoraggio e sorveglianza idropluviometrica e radarmeteorologica su tutto il territorio nazionale, affiancando i Centri Funzionali Decentrati. In particolare, per tutta la rete dei Centri Funzionali, predispone la mosaicatura delle informazioni prodotte dagli impianti radar meteorologici esistenti sul territorio nazionale, ovvero la loro raccolta e integrazione.

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Negli ultimi decenni, si è venuta a delineare in Italia una situazione meteo-climatica caratterizzata da una generalizzata diminuzione delle precipitazioni. In particolare, negli ultimi anni sono stati registrati prolungati periodi di scarse precipitazioni che hanno determinato situazioni di emergenza idrica in gran parte del territorio nazionale aggravando situazioni già precedentemente in stato di crisi.

\n

Tra i fattori che contribuiscono al determinarsi delle crisi idriche va ricordata l’inadeguatezza della rete acquedottistica che in Italia presenta una perdita dell’acqua addotta pari al 27%, con punte anche del 40%.

\n

Emergenze. Le emergenze idriche più gravi degli ultimi anni si sono verificate nell’estate del 2002 (soprattutto al centro sud) e nelle estati del 2003 e del 2006 (in particolare nelle regioni settentrionali). La carenza idrica ha determinato forti limitazioni non solo nel settore civile ma anche in quello agricolo e industriale. Il Dipartimento della Protezione Civile è intervenuto, d’intesa con i Ministeri competenti e con le Regioni interessate, con la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei Ministri e attraverso ordinanze che hanno conferito ai Presidenti delle Regioni, nominati Commissari Straordinari, i poteri e gli strumenti necessari per fronteggiare l’emergenza nel settore dell’approvvigionamento idrico e del servizio idrico integrato.

\n

Durante la crisi idrica dell’estate 2003, che ha interessato tutto il bacino del Po, per prevenire il determinarsi di ulteriori situazioni emergenziali, il Dipartimento della Protezione Civile si è fatto promotore di un’intesa stipulata con l’Autorità di bacino, le Regioni Valle D’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, l’Aipo - Agenzia Interregionale per il fiume Po, il Grtn - Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale, i Consorzi regolatori dei laghi, l’Anbi - Associazione Nazionale Bonifiche, Irrigazione e Miglioramenti Fondiari, e le società di produzione di energia elettrica presenti nel bacino.

\n

Prevenzione. Per evitare l’acuirsi di crisi idriche è opportuno mettere in atto una serie di provvedimenti, anche individuali, per poter preservare e gestire nel modo più opportuno il patrimonio idrico nazionale: gestire in maniera oculata e razionale le falde acquifere, ridurre i consumi, realizzare interventi di riparazione o di rifacimento delle condotte, impiegare reti di adduzione e distribuzione “duali” che consentono l’utilizzo di acqua pregiata per fini potabili e di acqua depurata per alcuni usi compatibili.

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Durante la crisi idrica dell’estate 2003, che ha interessato tutto il bacino del Po, per prevenire il determinarsi di ulteriori situazioni emergenziali, il Dipartimento della Protezione Civile si è fatto promotore di un’intesa stipulata con l’Autorità di bacino, le Regioni Valle D’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, l’Aipo - Agenzia Interregionale per il fiume Po, il Grtn - Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale, i Consorzi regolatori dei laghi, l’Anbi - Associazione Nazionale Bonifiche, Irrigazione e Miglioramenti Fondiari, e le società di produzione di energia elettrica presenti nel bacino.
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\r\nPrevenzione. Per evitare l’acuirsi di crisi idriche è opportuno mettere in atto una serie di provvedimenti, anche individuali, per poter preservare e gestire nel modo più opportuno il patrimonio idrico nazionale: gestire in maniera oculata e razionale le falde acquifere, ridurre i consumi, realizzare interventi di riparazione o di rifacimento delle condotte, impiegare reti di adduzione e distribuzione “duali” che consentono l’utilizzo di acqua pregiata per fini potabili e di acqua depurata per alcuni usi compatibili.

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La rete dei Centri funzionali è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale.

\n

L’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

\n

Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.

\n

Il Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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\r\nL’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.
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\r\nIl Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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Per risparmiare acqua

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In caso di sospensione dell’erogazione dell’acqua

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Per risparmiare acqua

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Negli ultimi decenni, a causa dei prelievi indiscriminati di ghiaia e di sabbia lungo l’alveo di molti fiumi italiani, è diminuito l’apporto del trasporto solido fluviale recapitato alle spiagge. Per questo motivo in numerosi litorali la linea di costa è vistosamente arretrata e sempre più a ridosso di infrastrutture viarie, edifici, insediamenti industriali, minacciandone la sicurezza e costringendo talvolta la popolazione ad evacuare l’area.

\n

Il problema è aggravato anche dalle mareggiate che con frequenza variabile si abbattono sulle coste e modificano, in modo anche sostanziale, la morfologia della linea di costa.

\n

Per contrastare il fenomeno dell'erosione costiera sono state costruite numerose opere di difesa, sia trasversali alla riva (pennelli), longitudinali (frangiflutti), che radenti (muri di sponda, paratie, etc.). Nei casi in cui l’arretramento sia stato talmente cospicuo da erodere gran parte della spiaggia sono stati attuati interventi più drastici, quali ad esempio il ripascimento artificiale, che consiste nell’alimentare una spiaggia con materiale di riporto estratto da cave di prestito.

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Negli ultimi decenni, a causa dei prelievi indiscriminati di ghiaia e di sabbia lungo l’alveo di molti fiumi italiani, è diminuito l’apporto del trasporto solido fluviale recapitato alle spiagge. Per questo motivo in numerosi litorali la linea di costa è vistosamente arretrata e sempre più a ridosso di infrastrutture viarie, edifici, insediamenti industriali, minacciandone la sicurezza e costringendo talvolta la popolazione ad evacuare l’area.
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\r\nIl problema è aggravato anche dalle mareggiate che con frequenza variabile si abbattono sulle coste e modificano, in modo anche sostanziale, la morfologia della linea di costa.
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\r\nPer contrastare il fenomeno dell'erosione costiera sono state costruite numerose opere di difesa, sia trasversali alla riva (pennelli), longitudinali (frangiflutti), che radenti (muri di sponda, paratie, etc.). Nei casi in cui l’arretramento sia stato talmente cospicuo da erodere gran parte della spiaggia sono stati attuati interventi più drastici, quali ad esempio il ripascimento artificiale, che consiste nell’alimentare una spiaggia con materiale di riporto estratto da cave di prestito.

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Per frana si intende il “movimento di una massa di roccia, terra o detrito lungo un versante”.

\n

Le cause che predispongono e determinano questi processi di destabilizzazione sono molteplici, complesse e spesso combinate tra loro. Oltre alla quantità d’acqua, oppure di neve caduta, anche il disboscamento e gli incendi sono causa di frane: nei pendii boscati, infatti, le radici degli alberi consolidano il terreno e assorbono l’acqua in eccesso. I territori alpini ed appenninici del Paese, ma anche quelli costieri, sono generalmente esposti a rischio di movimenti franosi, a causa della natura delle rocce e della pendenza, che possono conferire al versante una certa instabilità. Inoltre, le caratteristiche climatiche e la distribuzione annuale delle precipitazioni contribuiscono ad aumentare la vulnerabilità del territorio.

\n

Anche l’azione dell’uomo sul territorio può provocare eventi franosi. L’intensa trasformazione dei territori operata dalle attività umane spesso senza criterio e rispetto dell’ambiente (costruzione di edifici o strade ai piedi di un pendio o a mezza costa, di piste da sci,ecc.) può causare un cedimento del terreno.

\n

Le frane presentano condizioni di pericolosità diverse a seconda della massa e della velocità del corpo di frana: esistono, infatti, dissesti franosi a bassa pericolosità poiché sono caratterizzati da una massa ridotta e da velocità costante e ridotta su lunghi periodi; altri dissesti, invece, presentano una pericolosità più alta poiché aumentano repentinamente di velocità e sono caratterizzati da una massa cospicua.
\nAi fini della prevenzione, un problema di non semplice risoluzione è quello di definire i precursori e le soglie, intese sia come quantità di pioggia in grado di innescare il movimento franoso che come spostamenti/deformazioni del terreno, superati i quali si potrebbe avere il collasso delle masse instabili.

\n

Per un'efficace difesa dalle frane possono essere realizzati interventi non strutturali, quali norme di salvaguardia sulle aree a rischio, sistemi di monitoraggio e piani di emergenza e interventi strutturali, come muri di sostegno, ancoraggi, micropali, iniezioni di cemento, reti paramassi, strati di spritz-beton, etc..

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Per frana si intende il “movimento di una massa di roccia, terra o detrito lungo un versante”.
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\r\nAnche l’azione dell’uomo sul territorio può provocare eventi franosi. L’intensa trasformazione dei territori operata dalle attività umane spesso senza criterio e rispetto dell’ambiente (costruzione di edifici o strade ai piedi di un pendio o a mezza costa, di piste da sci,ecc.) può causare un cedimento del terreno.
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\r\nLe frane presentano condizioni di pericolosità diverse a seconda della massa e della velocità del corpo di frana: esistono, infatti, dissesti franosi a bassa pericolosità poiché sono caratterizzati da una massa ridotta e da velocità costante e ridotta su lunghi periodi; altri dissesti, invece, presentano una pericolosità più alta poiché aumentano repentinamente di velocità e sono caratterizzati da una massa cospicua.
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\r\nPer un'efficace difesa dalle frane possono essere realizzati interventi non strutturali, quali norme di salvaguardia sulle aree a rischio, sistemi di monitoraggio e piani di emergenza e interventi strutturali, come muri di sostegno, ancoraggi, micropali, iniezioni di cemento, reti paramassi, strati di spritz-beton, etc..

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Ascolta la radio, cerca su internet o guarda la televisione per sapere se sono stati emessi avvisi di condizioni meteorologiche avverse o di allerte di protezione civile. Anche durante e dopo l’evento è importante ascoltare la radio o guardare la televisione per conoscere l’evoluzione degli eventi

\n

Ricorda che in caso di frana non ci sono case o muri che possano arrestarla. Soltanto un luogo più elevato ti può dare sicurezza.
Spesso le frane si muovono in modo repentino, come le colate di fango: evita di transitare nei pressi di aree già sottoposte a movimenti del terreno, in particolar modo durante temporali o piogge violente.

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Prima

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Durante

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Dopo

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Ricorda che in caso di frana non ci sono case o muri che possano arrestarla. Soltanto un luogo più elevato ti può dare sicurezza.
Spesso le frane si muovono in modo repentino, come le colate di fango: evita di transitare nei pressi di aree già sottoposte a movimenti del terreno, in particolar modo durante temporali o piogge violente.

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La rete dei Centri funzionali è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale.

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L’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.

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Il Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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La rete dei Centri funzionali è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale.
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\r\nL’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.
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\r\nIl Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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La nebbia, in banchi più o meno estesi e più o meno compatti, si forma quando l’aria nei bassi strati dell’atmosfera risulta particolarmente stagnante e l'umidità si condensa in piccolissime gocce d'acqua.

\n

Queste particolari situazioni meteorologiche si manifestano soprattutto in autunno e in inverno nelle zone basse o depresse (pianure, valli, conche), ed è naturalmente favorito in prossimità di zone ricche di umidità, come quelle nelle vicinanze di corsi d'acqua o aree dense di vegetazione.

\n

Le ore più a rischio per la formazione della nebbia sono tipicamente le più fredde, cioè quelle notturne e del primo mattino; durante il giorno, il sole riesce nella maggior parte delle situazioni a garantire il progressivo sollevamento o almeno il parziale diradamento della nebbia, ma in alcune condizioni meteorologiche, il fenomeno persiste anche per gran parte della giornata.

\n

La nebbia ha la caratteristica di assorbire e disperdere la luce, di diminuire il contrasto e la differenza dei colori e quindi la visibilità degli oggetti: in definitiva, riduce fortemente la visibilità orizzontale, e costituisce quindi un pericolo di eccezionale gravità per la viabilità.

\n

Ogni anno, infatti, sono centinaia le vittime di imprudenze durante la guida con nebbia, spesso in tamponamenti a catena ma anche in uscite di strada, impatti con alberi, pali, spallette di ponti o in scontri frontali, dovuti alla mancata o ritardata percezione di curve, ostacoli fissi o altri veicoli.

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La nebbia, in banchi più o meno estesi e più o meno compatti, si forma quando l’aria nei bassi strati dell’atmosfera risulta particolarmente stagnante e l'umidità si condensa in piccolissime gocce d'acqua.
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\r\nQueste particolari situazioni meteorologiche si manifestano soprattutto in autunno e in inverno nelle zone basse o depresse (pianure, valli, conche), ed è naturalmente favorito in prossimità di zone ricche di umidità, come quelle nelle vicinanze di corsi d'acqua o aree dense di vegetazione.
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\r\nLe ore più a rischio per la formazione della nebbia sono tipicamente le più fredde, cioè quelle notturne e del primo mattino; durante il giorno, il sole riesce nella maggior parte delle situazioni a garantire il progressivo sollevamento o almeno il parziale diradamento della nebbia, ma in alcune condizioni meteorologiche, il fenomeno persiste anche per gran parte della giornata.
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\r\nLa nebbia ha la caratteristica di assorbire e disperdere la luce, di diminuire il contrasto e la differenza dei colori e quindi la visibilità degli oggetti: in definitiva, riduce fortemente la visibilità orizzontale, e costituisce quindi un pericolo di eccezionale gravità per la viabilità.
\r\n
\r\nOgni anno, infatti, sono centinaia le vittime di imprudenze durante la guida con nebbia, spesso in tamponamenti a catena ma anche in uscite di strada, impatti con alberi, pali, spallette di ponti o in scontri frontali, dovuti alla mancata o ritardata percezione di curve, ostacoli fissi o altri veicoli.

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La rete dei Centri funzionali è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale.

\n

L’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

\n

Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.

\n

Il Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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La rete dei Centri funzionali è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale.
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\r\nL’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.
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\r\nIl Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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Quando le temperature, nei bassi strati dell’atmosfera, si avvicinano allo zero, le precipitazioni assumono carattere di neve e a seconda dell’intensità e della persistenza del fenomeno possono accumularsi in maniera consistente al suolo, creando quindi problemi alla circolazione. Il fenomeno può interessare anche aree molto estese, coinvolgendo la totalità delle persone e delle attività del territorio.

\n

Inoltre, successivamente alle nevicata, in alcune situazioni le temperature scendono nettamente al di sotto dello zero, dando quindi luogo alla pericolosa formazione di lastroni di ghiaccio su strade e marciapiedi, costituendo un rischio ancora maggiore del manto nevoso sia per la stabilità e l’aderenza dei veicoli sia per l’equilibrio delle persone.

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Quando le temperature, nei bassi strati dell’atmosfera, si avvicinano allo zero, le precipitazioni assumono carattere di neve e a seconda dell’intensità e della persistenza del fenomeno possono accumularsi in maniera consistente al suolo, creando quindi problemi alla circolazione. Il fenomeno può interessare anche aree molto estese, coinvolgendo la totalità delle persone e delle attività del territorio.
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\r\nInoltre, successivamente alle nevicata, in alcune situazioni le temperature scendono nettamente al di sotto dello zero, dando quindi luogo alla pericolosa formazione di lastroni di ghiaccio su strade e marciapiedi, costituendo un rischio ancora maggiore del manto nevoso sia per la stabilità e l’aderenza dei veicoli sia per l’equilibrio delle persone.

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Prima
- E' bene procurarsi l’attrezzatura necessaria contro neve e gelo o verificarne lo stato: pala e scorte di sale sono strumenti indispensabili per la tua abitazione o per il tuo esercizio commerciale
- Presta attenzione alla tua auto che, in inverno più che mai, deve essere pronta per affrontare neve e ghiaccio
- Monta pneumatici da neve, consigliabili per chi viaggia d’inverno in zone con basse temperature, oppure porta a bordo catene da neve, preferibilmente a montaggio rapido
- Fai qualche prova di montaggio delle catene: meglio imparare ad usarle prima, piuttosto che trovarsi in difficoltà sotto una fitta nevicata
- Controlla che ci sia il liquido antigelo nell’acqua del radiatore
- Verifica lo stato della batteria e l’efficienza delle spazzole dei tergicristalli
- Non dimenticare di tenere in auto i cavi per l’accensione forzata, pinze, torcia e guanti da lavoro

\n

Durante
- Verifica la capacità di carico della copertura del tuo stabile (casa, capannone o altra struttura). L’accumulo di neve e ghiaccio sul tetto potrebbe provocare crolli.
- Preoccupati di togliere la neve dal tuo accesso privato o dal tuo passo carraio. Non buttarla in strada, potresti intralciare il lavoro dei mezzi spazzaneve
- Se puoi, evita di utilizzare l’auto quando nevica e, se possibile, lasciala in garage. Riducendo il traffico e il numero di mezzi in sosta su strade e aree pubbliche, agevolerai molto le operazioni di sgombero neve
- Se sei costretto a prendere l’auto segui queste piccole regole di buon senso:

\n

Dopo
- Ricorda che, dopo la nevicata, è possibile la formazione di ghiaccio sia sulle strade che sui marciapiedi. Presta quindi attenzione al fondo stradale, guidando con particolare prudenza
- Se ti sposti a piedi scegli con cura le tue scarpe per evitare cadute e scivoloni e muoviti con cautela
- Quando l’inverno è alle porte è importante informarsi sull’evoluzione della situazione meteo, ascoltando i telegiornali o i radiogiornali locali.

\n","value":"

Prima
- E' bene procurarsi l’attrezzatura necessaria contro neve e gelo o verificarne lo stato: pala e scorte di sale sono strumenti indispensabili per la tua abitazione o per il tuo esercizio commerciale
- Presta attenzione alla tua auto che, in inverno più che mai, deve essere pronta per affrontare neve e ghiaccio
- Monta pneumatici da neve, consigliabili per chi viaggia d’inverno in zone con basse temperature, oppure porta a bordo catene da neve, preferibilmente a montaggio rapido
- Fai qualche prova di montaggio delle catene: meglio imparare ad usarle prima, piuttosto che trovarsi in difficoltà sotto una fitta nevicata
- Controlla che ci sia il liquido antigelo nell’acqua del radiatore
- Verifica lo stato della batteria e l’efficienza delle spazzole dei tergicristalli
- Non dimenticare di tenere in auto i cavi per l’accensione forzata, pinze, torcia e guanti da lavoro

Durante
- Verifica la capacità di carico della copertura del tuo stabile (casa, capannone o altra struttura). L’accumulo di neve e ghiaccio sul tetto potrebbe provocare crolli.
- Preoccupati di togliere la neve dal tuo accesso privato o dal tuo passo carraio. Non buttarla in strada, potresti intralciare il lavoro dei mezzi spazzaneve
- Se puoi, evita di utilizzare l’auto quando nevica e, se possibile, lasciala in garage. Riducendo il traffico e il numero di mezzi in sosta su strade e aree pubbliche, agevolerai molto le operazioni di sgombero neve
- Se sei costretto a prendere l’auto segui queste piccole regole di buon senso:

Dopo
- Ricorda che, dopo la nevicata, è possibile la formazione di ghiaccio sia sulle strade che sui marciapiedi. Presta quindi attenzione al fondo stradale, guidando con particolare prudenza
- Se ti sposti a piedi scegli con cura le tue scarpe per evitare cadute e scivoloni e muoviti con cautela
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La rete dei Centri funzionali è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale.

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L’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.

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Il Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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La rete dei Centri funzionali è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale.
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\r\nL’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.
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\r\nIl Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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Le ondate di calore sono condizioni meteorologiche estreme che si verificano durante la stagione estiva, caratterizzate da temperature elevate, al di sopra dei valori usuali, che possono durare giorni o settimane.

\n

L'Organizzazione Mondiale della Meteorologia - WMO, World Meteorological Organization, non ha formulato una definizione standard di ondata di calore e, in diversi paesi, la definizione si basa sul superamento di valori soglia di temperatura definiti attraverso l'identificazione dei valori più alti osservati nella serie storica dei dati registrati in una specifica area.

\n

Un'ondata di calore è definita in relazione alle condizioni climatiche di una specifica area e non è quindi possibile definire una temperatura-soglia di rischio valida a tutte le latitudini.

\n

Oltre ai valori di temperatura e di umidità relativa, le ondate di calore sono definite dalla loro durata. E' stato infatti dimostrato che periodi prolungati di condizioni metereologiche estreme hanno un impatto sulla salute maggiore rispetto a giorni isolati con le stesse condizioni metereologiche.

\n

Bollettini sulle ondate di calore. Per l’anno 2012 il Sistema nazionale di previsione e allarme per la prevenzione degli effetti delle ondate di calore sulla popolazione è coordinato dal Ministero della Salute. I bollettini sulle ondate di calore delle 27 città e informazioni su come proteggersi dagli effetti del caldo sulla salute, sono disponibili nella sezione ondate di calore del sito web del Ministero della Salute.

\n

Operativo dal 15 maggio al 15 settembre, il sistema è dislocato in 27 città italiane (Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Brescia, Cagliari, Campobasso, Catania, Civitavecchia, Firenze, Frosinone, Genova, Latina, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Reggio Calabria, Rieti, Roma, Torino, Trieste, Venezia, Verona, Viterbo). Dal 2004, data di attivazione, al 2011 il Sistema è stato coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile.

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Le ondate di calore sono condizioni meteorologiche estreme che si verificano durante la stagione estiva, caratterizzate da temperature elevate, al di sopra dei valori usuali, che possono durare giorni o settimane.
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\r\nUn'ondata di calore è definita in relazione alle condizioni climatiche di una specifica area e non è quindi possibile definire una temperatura-soglia di rischio valida a tutte le latitudini.
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\r\nOltre ai valori di temperatura e di umidità relativa, le ondate di calore sono definite dalla loro durata. E' stato infatti dimostrato che periodi prolungati di condizioni metereologiche estreme hanno un impatto sulla salute maggiore rispetto a giorni isolati con le stesse condizioni metereologiche.

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Bollettini sulle ondate di calore. Per l’anno 2012 il Sistema nazionale di previsione e allarme per la prevenzione degli effetti delle ondate di calore sulla popolazione è coordinato dal Ministero della Salute. I bollettini sulle ondate di calore delle 27 città e informazioni su come proteggersi dagli effetti del caldo sulla salute, sono disponibili nella sezione ondate di calore del sito web del Ministero della Salute.

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Operativo dal 15 maggio al 15 settembre, il sistema è dislocato in 27 città italiane (Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Brescia, Cagliari, Campobasso, Catania, Civitavecchia, Firenze, Frosinone, Genova, Latina, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Reggio Calabria, Rieti, Roma, Torino, Trieste, Venezia, Verona, Viterbo). Dal 2004, data di attivazione, al 2011 il Sistema è stato coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile.

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Il caldo causa problemi alla salute nel momento in cui altera il sistema di regolazione della temperatura corporea. Normalmente il corpo si raffredda sudando, ma in certe condizioni ambientali questo meccanismo non è sufficiente. Se, ad esempio, il tasso di umidità è molto alto, il sudore evapora lentamente e quindi il corpo non si raffredda in maniera efficiente e la temperatura corporea può aumentare fino a valori così elevati da danneggiare organi vitali. La capacità di termoregolazione di una persona è condizionata da fattori come l'età, le condizioni di salute, l'assunzione di farmaci. I soggetti a rischio sono: le persone anziane o non autosufficienti, le persone che assumono regolarmente farmaci, i neonati e i bambini piccoli, chi fa esercizio fisico o svolge un lavoro intenso all'aria aperta.

\n

Per questo, durante i giorni in cui è previsto un rischio elevato di ondate di calore e per le successive 24 o 36 ore vi consigliamo di seguire queste semplici norme di comportamento:

\n

 

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Il caldo causa problemi alla salute nel momento in cui altera il sistema di regolazione della temperatura corporea. Normalmente il corpo si raffredda sudando, ma in certe condizioni ambientali questo meccanismo non è sufficiente. Se, ad esempio, il tasso di umidità è molto alto, il sudore evapora lentamente e quindi il corpo non si raffredda in maniera efficiente e la temperatura corporea può aumentare fino a valori così elevati da danneggiare organi vitali. La capacità di termoregolazione di una persona è condizionata da fattori come l'età, le condizioni di salute, l'assunzione di farmaci. I soggetti a rischio sono: le persone anziane o non autosufficienti, le persone che assumono regolarmente farmaci, i neonati e i bambini piccoli, chi fa esercizio fisico o svolge un lavoro intenso all'aria aperta.

Per questo, durante i giorni in cui è previsto un rischio elevato di ondate di calore e per le successive 24 o 36 ore vi consigliamo di seguire queste semplici norme di comportamento:

 

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Le precipitazioni associate a un temporale sono caratterizzate da variazioni di intensità rapide e notevoli, sia nello spazio sia nel tempo. Concentrando considerevoli quantità di acqua in breve tempo su aree relativamente ristrette, possono quindi dare luogo a scrosci di forte intensità che si verificano a carattere estremamente irregolare e discontinuo sul territorio.

\n

Pericoli connessi ai rovesci di pioggia. Il carattere tipicamente impulsivo rende i rovesci di pioggia un pericolo innanzitutto per quanto riguarda le ripercussioni immediate e repentine che possono avere sul territorio, pregiudicando la stabilità dei versanti, innescando frane superficiali, colate di fango e smottamenti che possono arrivare a coinvolgere la sede stradale, ed ingrossando rapidamente torrenti e corsi d’acqua minori, che – specie nella stagione estiva - possono passare in brevissimo tempo da uno stato di secca ad uno stato di piena, senza alcun preavviso. Il letto di un torrente in stato di magra (o addirittura in secca, dall’aspetto di un'arida distesa di sassi) può improvvisamente tramutarsi in un corso impetuoso di acqua, capace di trascinare con sé cose e persone, in conseguenza di un temporale che magari si è sviluppato nell’area a monte, senza necessariamente coinvolgere la zona in cui ci troviamo e quindi rendendo ancor più imprevisto l’evento.

\n

Rovesci di grandine. In particolari condizioni, quando la differenza di temperatura fra il suolo e gli strati superiori dell’atmosfera è molto elevata, le nubi temporalesche danno luogo a rovesci di grandine, cioè alla caduta a scrosci di chicchi di ghiaccio, che in alcuni casi possono assumere anche dimensioni ragguardevoli, capaci di danneggiare le lamiere di un'automobile e di mettere a rischio l’incolumità delle persone. 

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Le precipitazioni associate a un temporale sono caratterizzate da variazioni di intensità rapide e notevoli, sia nello spazio sia nel tempo. Concentrando considerevoli quantità di acqua in breve tempo su aree relativamente ristrette, possono quindi dare luogo a scrosci di forte intensità che si verificano a carattere estremamente irregolare e discontinuo sul territorio.
\r\n
\r\nPericoli connessi ai rovesci di pioggia. Il carattere tipicamente impulsivo rende i rovesci di pioggia un pericolo innanzitutto per quanto riguarda le ripercussioni immediate e repentine che possono avere sul territorio, pregiudicando la stabilità dei versanti, innescando frane superficiali, colate di fango e smottamenti che possono arrivare a coinvolgere la sede stradale, ed ingrossando rapidamente torrenti e corsi d’acqua minori, che – specie nella stagione estiva - possono passare in brevissimo tempo da uno stato di secca ad uno stato di piena, senza alcun preavviso. Il letto di un torrente in stato di magra (o addirittura in secca, dall’aspetto di un'arida distesa di sassi) può improvvisamente tramutarsi in un corso impetuoso di acqua, capace di trascinare con sé cose e persone, in conseguenza di un temporale che magari si è sviluppato nell’area a monte, senza necessariamente coinvolgere la zona in cui ci troviamo e quindi rendendo ancor più imprevisto l’evento.
\r\n
\r\nRovesci di grandine. In particolari condizioni, quando la differenza di temperatura fra il suolo e gli strati superiori dell’atmosfera è molto elevata, le nubi temporalesche danno luogo a rovesci di grandine, cioè alla caduta a scrosci di chicchi di ghiaccio, che in alcuni casi possono assumere anche dimensioni ragguardevoli, capaci di danneggiare le lamiere di un'automobile e di mettere a rischio l’incolumità delle persone. 

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All'aperto

\n

Per lo svolgimento di attività nelle vicinanze di un corso d’acqua (anche un semplice pic-nic) o per scegliere l'area per un campeggio:

\n

In ambiente urbano

\n

Le criticità più tipiche sono legate all’incapacità della rete fognaria di smaltire quantità d’acqua considerevoli che cadono al suolo in tempi ristretti con conseguenti repentini allagamenti di strade. Per questo:

\n

E in particolare se sei alla guida:

\n

 

\n

In caso di grandine, valgono le avvertenze per la viabilità già viste per i rovesci di pioggia, riguardo alle conseguenze sullo stato scivoloso del manto stradale e sulle forti riduzioni di visibilità. La durata di una grandinata è tipicamente piuttosto breve.

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All'aperto

Per lo svolgimento di attività nelle vicinanze di un corso d’acqua (anche un semplice pic-nic) o per scegliere l'area per un campeggio:

In ambiente urbano

Le criticità più tipiche sono legate all’incapacità della rete fognaria di smaltire quantità d’acqua considerevoli che cadono al suolo in tempi ristretti con conseguenti repentini allagamenti di strade. Per questo:

E in particolare se sei alla guida:

 

In caso di grandine, valgono le avvertenze per la viabilità già viste per i rovesci di pioggia, riguardo alle conseguenze sullo stato scivoloso del manto stradale e sulle forti riduzioni di visibilità. La durata di una grandinata è tipicamente piuttosto breve.

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L’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

\n

Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.

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Il Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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La rete dei Centri funzionali è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale.
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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.
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\r\nIl Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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Questo fenomeno, che può coinvolgere territori di estensione variabile, è generalmente causato da fattori geologici, ma negli ultimi decenni è stato localmente aggravato dall’azione dell’uomo e ha raggiunto dimensioni superiori a quelle di origine naturale.

\n

Le subsidenze. Prodotte o aggravate da azioni antropiche possono essere causate da prelievo di acque dal sottosuolo, estrazione di gas o petrolio, carico di grandi manufatti, estrazione di solidi, etc: in questo caso i valori totali possono essere anche di qualche metro.
\nLa subsidenza naturale è causata da diversi fattori: movimenti tettonici, raffreddamento di magmi all’interno della crosta terrestre, costipamento di sedimenti, etc.; i movimenti verticali di tipo naturale possono raggiungere valori di qualche millimetro l’anno.

\n

I sinkholes. Un problema solo per alcuni versi affine a quello della subsidenza, ma che ha, al contrario del primo, importanti ricadute di protezione civile, è quello degli sprofondamenti rapidi (sinkholes). Questi fenomeni sono dovuti sia a cavità naturali presenti nel sottosuolo che a cavità realizzate dall’uomo fin dall’antichità (cave in sotterraneo, ambienti di vario uso, depositi, acquedotti, fognature, drenaggi ecc).

\n

In Italia. Nel nostro Paese fenomeni di lenta subsidenza si sono verificati lungo la fascia costiera adriatica da Rimini a Venezia, specialmente nei pressi del Delta del Po, ma anche nei dintorni di agglomerati urbani come Milano, Bologna e Modena: in queste zone soprattutto per l’estrazione di acqua dal sottosuolo. Casi più recenti sono stati segnalati in Puglia, nella piana di Sibari e nella pianura Pontina. In Italia i fenomeni di dissesto provocati da cavità sotterranee sono frequenti e hanno determinato spesso ingenti danni materiali e, in molti casi, anche la perdita di vite umane.  

\n

La prevenzione. Il rischio legato alle cavità sotterranee è particolarmente diffuso nelle aree urbane dove l’azione dell’uomo ha portato alla creazione di vuoti nel sottosuolo per la maggior parte dei quali si è persa la consapevolezza dell’esistenza, a causa soprattutto della incontrollata crescita urbanistica degli ultimi decenni. I provvedimenti da attuare a fini preventivi consistono essenzialmente in una corretta gestione delle risorse idriche, evitando di ricorrere in modo eccessivo al prelievo dalle falde, e in una rigorosa pianificazione delle attività estrattive.

\n","value":"

Questo fenomeno, che può coinvolgere territori di estensione variabile, è generalmente causato da fattori geologici, ma negli ultimi decenni è stato localmente aggravato dall’azione dell’uomo e ha raggiunto dimensioni superiori a quelle di origine naturale.
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\r\nLe subsidenze. Prodotte o aggravate da azioni antropiche possono essere causate da prelievo di acque dal sottosuolo, estrazione di gas o petrolio, carico di grandi manufatti, estrazione di solidi, etc: in questo caso i valori totali possono essere anche di qualche metro.
\r\nLa subsidenza naturale è causata da diversi fattori: movimenti tettonici, raffreddamento di magmi all’interno della crosta terrestre, costipamento di sedimenti, etc.; i movimenti verticali di tipo naturale possono raggiungere valori di qualche millimetro l’anno.
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\r\nI sinkholes. Un problema solo per alcuni versi affine a quello della subsidenza, ma che ha, al contrario del primo, importanti ricadute di protezione civile, è quello degli sprofondamenti rapidi (sinkholes). Questi fenomeni sono dovuti sia a cavità naturali presenti nel sottosuolo che a cavità realizzate dall’uomo fin dall’antichità (cave in sotterraneo, ambienti di vario uso, depositi, acquedotti, fognature, drenaggi ecc).
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\r\nIn Italia. Nel nostro Paese fenomeni di lenta subsidenza si sono verificati lungo la fascia costiera adriatica da Rimini a Venezia, specialmente nei pressi del Delta del Po, ma anche nei dintorni di agglomerati urbani come Milano, Bologna e Modena: in queste zone soprattutto per l’estrazione di acqua dal sottosuolo. Casi più recenti sono stati segnalati in Puglia, nella piana di Sibari e nella pianura Pontina. In Italia i fenomeni di dissesto provocati da cavità sotterranee sono frequenti e hanno determinato spesso ingenti danni materiali e, in molti casi, anche la perdita di vite umane.  
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\r\nLa prevenzione. Il rischio legato alle cavità sotterranee è particolarmente diffuso nelle aree urbane dove l’azione dell’uomo ha portato alla creazione di vuoti nel sottosuolo per la maggior parte dei quali si è persa la consapevolezza dell’esistenza, a causa soprattutto della incontrollata crescita urbanistica degli ultimi decenni. I provvedimenti da attuare a fini preventivi consistono essenzialmente in una corretta gestione delle risorse idriche, evitando di ricorrere in modo eccessivo al prelievo dalle falde, e in una rigorosa pianificazione delle attività estrattive.

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L’attivazione del Centro Funzionale Centrale è prevista dalla Direttiva del 27 febbraio 2004 che stabilisce gli “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”. Questa struttura si trova a Roma, presso la sede operativa del Dipartimento della Protezione Civile.

\n

Compiti
\nSvolge sia attività di previsione sia attività di monitoraggio e sorveglianza di eventi meteo-idrogeologici e idraulici e dei loro effetti sul territorio. Questa attività consente di definire gli scenari di rischio, ovvero di valutare le ripercussioni che questi eventi potrebbero determinare sull’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente. Ha un ruolo di indirizzo e coordinamento generale della rete dei Centri Funzionali e può sostituire nei compiti e nelle funzioni i Centri funzionali decentrati non attivi, su richiesta delle Regioni interessate.

\n

Attività di previsione
\nIl Centro Funzionale Centrale è operativo tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24 e si articola in un settore meteo e in un settore idrogeologico e idraulico. In particolare, elabora previsioni meteo a fini di protezione civile, cioè previsioni su fenomeni meteorologici che possono avere un impatto sul territorio (per rischio idrogeologico o idraulico, o per situazioni riguardanti il traffico viario e marittimo) o sulla popolazione (in tutti gli aspetti che possono essere negativamente influenzati dai parametri meteorologici). In quest’ottica, viene prodotto ogni giorno il Bollettino di Vigilanza Meteorologica Nazionale, un documento che segnala le situazioni in cui si prevede che uno o più parametri meteorologici supereranno determinate soglie di attenzione o di allarme. Quando le previsioni segnalano fenomeni di riconosciuta rilevanza a scala sovraregionale, preso atto delle valutazioni dei Centri funzionali decentrati, il settore meteo del Centro funzionale centrale emette inoltre Avvisi meteo nazionali.

\n

Ciascun Centro funzionale effettua quindi una valutazione del possibile verificarsi, o evolversi, di effetti al suolo (frane e alluvioni) a seguito di eventi meteorologici previsti o in atto. Tali valutazioni, sono concertate e raccolte dal settore idrogeologico e idraulico del Centro funzionale centrale in un Bollettino di criticità che è messo quotidianamente a disposizione dei Centri Funzionali DecentratidelleRegioni e dei Ministeri dell’Interno, delle Politiche agricole, di Infrastrutture e trasporti e dell’Ambiente affinché a loro volta ne diano informazioni alle proprie strutture operative .

\n

Attività di monitoraggio e sorveglianza
\nIl Centro funzionale centrale del Dipartimento svolge inoltre attività di monitoraggio e sorveglianza idropluviometrica e radarmeteorologica su tutto il territorio nazionale, affiancando i Centri Funzionali Decentrati. In particolare, per tutta la rete dei Centri Funzionali, predispone la mosaicatura delle informazioni prodotte dagli impianti radar meteorologici esistenti sul territorio nazionale, ovvero la loro raccolta e integrazione.

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L’attivazione del Centro Funzionale Centrale è prevista dalla Direttiva del 27 febbraio 2004 che stabilisce gli “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”. Questa struttura si trova a Roma, presso la sede operativa del Dipartimento della Protezione Civile.
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\r\nCompiti
\r\nSvolge sia attività di previsione sia attività di monitoraggio e sorveglianza di eventi meteo-idrogeologici e idraulici e dei loro effetti sul territorio. Questa attività consente di definire gli scenari di rischio, ovvero di valutare le ripercussioni che questi eventi potrebbero determinare sull’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente. Ha un ruolo di indirizzo e coordinamento generale della rete dei Centri Funzionali e può sostituire nei compiti e nelle funzioni i Centri funzionali decentrati non attivi, su richiesta delle Regioni interessate.

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Attività di previsione
\r\nIl Centro Funzionale Centrale è operativo tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24 e si articola in un settore meteo e in un settore idrogeologico e idraulico. In particolare, elabora previsioni meteo a fini di protezione civile, cioè previsioni su fenomeni meteorologici che possono avere un impatto sul territorio (per rischio idrogeologico o idraulico, o per situazioni riguardanti il traffico viario e marittimo) o sulla popolazione (in tutti gli aspetti che possono essere negativamente influenzati dai parametri meteorologici). In quest’ottica, viene prodotto ogni giorno il Bollettino di Vigilanza Meteorologica Nazionale, un documento che segnala le situazioni in cui si prevede che uno o più parametri meteorologici supereranno determinate soglie di attenzione o di allarme. Quando le previsioni segnalano fenomeni di riconosciuta rilevanza a scala sovraregionale, preso atto delle valutazioni dei Centri funzionali decentrati, il settore meteo del Centro funzionale centrale emette inoltre Avvisi meteo nazionali.
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\r\nCiascun Centro funzionale effettua quindi una valutazione del possibile verificarsi, o evolversi, di effetti al suolo (frane e alluvioni) a seguito di eventi meteorologici previsti o in atto. Tali valutazioni, sono concertate e raccolte dal settore idrogeologico e idraulico del Centro funzionale centrale in un Bollettino di criticità che è messo quotidianamente a disposizione dei Centri Funzionali DecentratidelleRegioni e dei Ministeri dell’Interno, delle Politiche agricole, di Infrastrutture e trasporti e dell’Ambiente affinché a loro volta ne diano informazioni alle proprie strutture operative .
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\r\nAttività di monitoraggio e sorveglianza
\r\nIl Centro funzionale centrale del Dipartimento svolge inoltre attività di monitoraggio e sorveglianza idropluviometrica e radarmeteorologica su tutto il territorio nazionale, affiancando i Centri Funzionali Decentrati. In particolare, per tutta la rete dei Centri Funzionali, predispone la mosaicatura delle informazioni prodotte dagli impianti radar meteorologici esistenti sul territorio nazionale, ovvero la loro raccolta e integrazione.

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La rete dei Centri funzionali è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale.

\n

L’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

\n

Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.

\n

Il Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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La rete dei Centri funzionali è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale.
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\r\nL’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.
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\r\nIl Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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Quando si parla di temporali ci si riferisce a un insieme di fenomeni che si sviluppano, tipicamente in maniera concomitante, in imponenti nubi temporalesche, dall’aspetto rigonfio e dallo sviluppo verticale, detti cumulonembi. Questi fenomeni si manifestano su aree relativamente ristrette, con evoluzione generalmente rapida e improvvisa, e con intensità quasi sempre considerevoli, spesso anche con violenza. Queste caratteristiche, unitamente all’elevato grado di imprevedibilità di questo tipo di fenomeni e all’impossibilità di determinarne in anticipo la localizzazione e la tempistica di evoluzione, rendono i temporali un pericolo che può comportare molteplici rischi, anche di estremo rilievo.

\n

Pericoli connessi ai temporali. Questi si possono ricondurre ai tre tipi di fenomeni meteorologici connessi alle nubi temporalesche:

\n

In particolari situazioni meteorologiche e ambientali, il temporale è sede di formazione di una tromba d’aria, fenomeno tanto breve e localizzato quanto intenso e distruttivo, ben riconoscibile dalla nube a imbuto che discende dal cumulonembo verso il suolo e capace di attivare intensità di vento istantanee molto elevate. Quando un vortice analogo si innesca sulla superficie del mare, si parla di tromba marina, fenomeno di durata ancora più breve che può però giungere a interessare il litorale, con effetti altrettanto pericolosi.

\n

I fulmini rappresentano il più temibile pericolo associato ai temporali. La maggior parte degli incidenti causati dai fulmini si verifica all’aperto: la montagna è il luogo più a rischio, ma lo sono anche tutti i luoghi esposti, specie in presenza dell’acqua, come le spiagge, i moli, i pontili, le piscine situate all’esterno. In realtà esiste un certo rischio connesso ai fulmini anche al chiuso. Una nube temporalesca può dar luogo a fulminazioni anche senza apportare necessariamente precipitazioni.

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Quando si parla di temporali ci si riferisce a un insieme di fenomeni che si sviluppano, tipicamente in maniera concomitante, in imponenti nubi temporalesche, dall’aspetto rigonfio e dallo sviluppo verticale, detti cumulonembi. Questi fenomeni si manifestano su aree relativamente ristrette, con evoluzione generalmente rapida e improvvisa, e con intensità quasi sempre considerevoli, spesso anche con violenza. Queste caratteristiche, unitamente all’elevato grado di imprevedibilità di questo tipo di fenomeni e all’impossibilità di determinarne in anticipo la localizzazione e la tempistica di evoluzione, rendono i temporali un pericolo che può comportare molteplici rischi, anche di estremo rilievo.
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\r\nPericoli connessi ai temporali. Questi si possono ricondurre ai tre tipi di fenomeni meteorologici connessi alle nubi temporalesche:

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In particolari situazioni meteorologiche e ambientali, il temporale è sede di formazione di una tromba d’aria, fenomeno tanto breve e localizzato quanto intenso e distruttivo, ben riconoscibile dalla nube a imbuto che discende dal cumulonembo verso il suolo e capace di attivare intensità di vento istantanee molto elevate. Quando un vortice analogo si innesca sulla superficie del mare, si parla di tromba marina, fenomeno di durata ancora più breve che può però giungere a interessare il litorale, con effetti altrettanto pericolosi.

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I fulmini rappresentano il più temibile pericolo associato ai temporali. La maggior parte degli incidenti causati dai fulmini si verifica all’aperto: la montagna è il luogo più a rischio, ma lo sono anche tutti i luoghi esposti, specie in presenza dell’acqua, come le spiagge, i moli, i pontili, le piscine situate all’esterno. In realtà esiste un certo rischio connesso ai fulmini anche al chiuso. Una nube temporalesca può dar luogo a fulminazioni anche senza apportare necessariamente precipitazioni.

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L’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.

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Il Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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La rete dei Centri funzionali è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale.
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\r\nL’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.
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\r\nIl Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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Compiti
\nSvolge sia attività di previsione sia attività di monitoraggio e sorveglianza di eventi meteo-idrogeologici e idraulici e dei loro effetti sul territorio. Questa attività consente di definire gli scenari di rischio, ovvero di valutare le ripercussioni che questi eventi potrebbero determinare sull’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente. Ha un ruolo di indirizzo e coordinamento generale della rete dei Centri Funzionali e può sostituire nei compiti e nelle funzioni i Centri funzionali decentrati non attivi, su richiesta delle Regioni interessate.

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Attività di previsione
\nIl Centro Funzionale Centrale è operativo tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24 e si articola in un settore meteo e in un settore idrogeologico e idraulico. In particolare, elabora previsioni meteo a fini di protezione civile, cioè previsioni su fenomeni meteorologici che possono avere un impatto sul territorio (per rischio idrogeologico o idraulico, o per situazioni riguardanti il traffico viario e marittimo) o sulla popolazione (in tutti gli aspetti che possono essere negativamente influenzati dai parametri meteorologici). In quest’ottica, viene prodotto ogni giorno il Bollettino di Vigilanza Meteorologica Nazionale, un documento che segnala le situazioni in cui si prevede che uno o più parametri meteorologici supereranno determinate soglie di attenzione o di allarme. Quando le previsioni segnalano fenomeni di riconosciuta rilevanza a scala sovraregionale, preso atto delle valutazioni dei Centri funzionali decentrati, il settore meteo del Centro funzionale centrale emette inoltre Avvisi meteo nazionali.

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Ciascun Centro funzionale effettua quindi una valutazione del possibile verificarsi, o evolversi, di effetti al suolo (frane e alluvioni) a seguito di eventi meteorologici previsti o in atto. Tali valutazioni, sono concertate e raccolte dal settore idrogeologico e idraulico del Centro funzionale centrale in un Bollettino di criticità che è messo quotidianamente a disposizione dei Centri Funzionali DecentratidelleRegioni e dei Ministeri dell’Interno, delle Politiche agricole, di Infrastrutture e trasporti e dell’Ambiente affinché a loro volta ne diano informazioni alle proprie strutture operative .

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Attività di monitoraggio e sorveglianza
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L’attivazione del Centro Funzionale Centrale è prevista dalla Direttiva del 27 febbraio 2004 che stabilisce gli “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”. Questa struttura si trova a Roma, presso la sede operativa del Dipartimento della Protezione Civile.
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\r\nSvolge sia attività di previsione sia attività di monitoraggio e sorveglianza di eventi meteo-idrogeologici e idraulici e dei loro effetti sul territorio. Questa attività consente di definire gli scenari di rischio, ovvero di valutare le ripercussioni che questi eventi potrebbero determinare sull’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente. Ha un ruolo di indirizzo e coordinamento generale della rete dei Centri Funzionali e può sostituire nei compiti e nelle funzioni i Centri funzionali decentrati non attivi, su richiesta delle Regioni interessate.

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Attività di previsione
\r\nIl Centro Funzionale Centrale è operativo tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24 e si articola in un settore meteo e in un settore idrogeologico e idraulico. In particolare, elabora previsioni meteo a fini di protezione civile, cioè previsioni su fenomeni meteorologici che possono avere un impatto sul territorio (per rischio idrogeologico o idraulico, o per situazioni riguardanti il traffico viario e marittimo) o sulla popolazione (in tutti gli aspetti che possono essere negativamente influenzati dai parametri meteorologici). In quest’ottica, viene prodotto ogni giorno il Bollettino di Vigilanza Meteorologica Nazionale, un documento che segnala le situazioni in cui si prevede che uno o più parametri meteorologici supereranno determinate soglie di attenzione o di allarme. Quando le previsioni segnalano fenomeni di riconosciuta rilevanza a scala sovraregionale, preso atto delle valutazioni dei Centri funzionali decentrati, il settore meteo del Centro funzionale centrale emette inoltre Avvisi meteo nazionali.
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\r\nCiascun Centro funzionale effettua quindi una valutazione del possibile verificarsi, o evolversi, di effetti al suolo (frane e alluvioni) a seguito di eventi meteorologici previsti o in atto. Tali valutazioni, sono concertate e raccolte dal settore idrogeologico e idraulico del Centro funzionale centrale in un Bollettino di criticità che è messo quotidianamente a disposizione dei Centri Funzionali DecentratidelleRegioni e dei Ministeri dell’Interno, delle Politiche agricole, di Infrastrutture e trasporti e dell’Ambiente affinché a loro volta ne diano informazioni alle proprie strutture operative .
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Il Bollettino di vigilanza meteorologica nazionale è uno strumento di raccordo informativo per tutti i centri funzionali decentrati che segnala i fenomeni meteorologici rilevanti ai fini di protezione civile previsti fino alle ore 24.00 del giorno di emissione e nelle 24 ore del giorno seguente, più la tendenza attesa per il giorno ancora successivo. Il documento viene pubblicato ogni giorno alle 15.00 su questo sito internet.

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Il Bollettino di vigilanza meteorologica nazionale è uno strumento di raccordo informativo per tutti i centri funzionali decentrati che segnala i fenomeni meteorologici rilevanti ai fini di protezione civile previsti fino alle ore 24.00 del giorno di emissione e nelle 24 ore del giorno seguente, più la tendenza attesa per il giorno ancora successivo. Il documento viene pubblicato ogni giorno alle 15.00 su questo sito internet.

 

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della porzione di manto nevoso interessata dalla frattura. 

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Il distacco può essere di tipo spontaneo o provocato. Nel primo caso, fattori quali il peso della neve fresca o il rialzo termico possono determinare il verificarsi della valanga.

\n

Il distacco provocato, invece, può essere di due tipi: accidentale, come accade a chi si trova a piedi o con gli sci su di un pendio di neve fresca e provoca involontariamente con il proprio peso una valanga; oppure programmato, come accade nei comprensori sciistici quando, con l’ausilio di esplosivi, si bonificano i pendii pericolosi. Il pericolo delle valanghe è fortemente legato alla presenza turistica in montagna e quindi della maggiore esposizione sia delle persone che degli edifici e delle infrastrutture al rischio.

\n

Tipi di valanghe. Classificare le valanghe non è semplice a causa delle notevoli variabili che entrano in gioco: tipo di distacco, tipo di neve, posizione del piano di scorrimento, etc. Si ha una valanga di superficie quando la rottura avviene all’interno del manto nevoso, mentre si parla di valanga di fondo quando questa avviene a livello del terreno. Le valanghe inoltre possono essere radenti, cioè a contatto con la superficie, o nubiformi: queste ultime sono dette anche polverose e possono essere costituite da neve asciutta.

\n

Cause. Le valanghe possono essere sia spontanee che innescate. Le cause sono diverse, ma in ogni caso riferibili alla diminuzione della coesione della massa nevosa, che ne determina il distacco. Incidono sul distacco la lunga permanenza di uno strato di neve in superficie, il riscaldamento primaverile e l’azione di piogge di una certa consistenza.
\nPrevedere la caduta di una valanga non è un compito semplice, in quanto spesso la loro caduta non è preceduta da alcun precursore. Tuttavia si conoscono con una certa precisione quali sono le aree a rischio di valanghe e vengono segnalate situazioni di pericolo mediante i cosiddetti “bollettini delle valanghe”.

\n

Prevenzione. La prevenzione nel caso di rischio valanghe consiste innanzitutto nel conoscere quali sono le aree dove i fenomeni si verificano. Le valanghe, infatti, si hanno quasi sempre negli stessi luoghi: aree di alta montagna con terreni rocciosi nudi, tra i 2.000 e i 3.000 metri prive per lo più di copertura vegetale. E’ importante evitare le aree a rischio nei periodi in cui si prevedono i distacchi, frequenti all’inizio della primavera quando l’innalzamento delle temperature può essere tale da provocare lo scioglimento repentino delle masse nevose.

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della porzione di manto nevoso interessata dalla frattura. 
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\r\nIl distacco può essere di tipo spontaneo o provocato. Nel primo caso, fattori quali il peso della neve fresca o il rialzo termico possono determinare il verificarsi della valanga.
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\r\nIl distacco provocato, invece, può essere di due tipi: accidentale, come accade a chi si trova a piedi o con gli sci su di un pendio di neve fresca e provoca involontariamente con il proprio peso una valanga; oppure programmato, come accade nei comprensori sciistici quando, con l’ausilio di esplosivi, si bonificano i pendii pericolosi. Il pericolo delle valanghe è fortemente legato alla presenza turistica in montagna e quindi della maggiore esposizione sia delle persone che degli edifici e delle infrastrutture al rischio.
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\r\nTipi di valanghe. Classificare le valanghe non è semplice a causa delle notevoli variabili che entrano in gioco: tipo di distacco, tipo di neve, posizione del piano di scorrimento, etc. Si ha una valanga di superficie quando la rottura avviene all’interno del manto nevoso, mentre si parla di valanga di fondo quando questa avviene a livello del terreno. Le valanghe inoltre possono essere radenti, cioè a contatto con la superficie, o nubiformi: queste ultime sono dette anche polverose e possono essere costituite da neve asciutta.

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Cause. Le valanghe possono essere sia spontanee che innescate. Le cause sono diverse, ma in ogni caso riferibili alla diminuzione della coesione della massa nevosa, che ne determina il distacco. Incidono sul distacco la lunga permanenza di uno strato di neve in superficie, il riscaldamento primaverile e l’azione di piogge di una certa consistenza.
\r\nPrevedere la caduta di una valanga non è un compito semplice, in quanto spesso la loro caduta non è preceduta da alcun precursore. Tuttavia si conoscono con una certa precisione quali sono le aree a rischio di valanghe e vengono segnalate situazioni di pericolo mediante i cosiddetti “bollettini delle valanghe”.

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Prevenzione. La prevenzione nel caso di rischio valanghe consiste innanzitutto nel conoscere quali sono le aree dove i fenomeni si verificano. Le valanghe, infatti, si hanno quasi sempre negli stessi luoghi: aree di alta montagna con terreni rocciosi nudi, tra i 2.000 e i 3.000 metri prive per lo più di copertura vegetale. E’ importante evitare le aree a rischio nei periodi in cui si prevedono i distacchi, frequenti all’inizio della primavera quando l’innalzamento delle temperature può essere tale da provocare lo scioglimento repentino delle masse nevose.

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L’attivazione del Centro Funzionale Centrale è prevista dalla Direttiva del 27 febbraio 2004 che stabilisce gli “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”. Questa struttura si trova a Roma, presso la sede operativa del Dipartimento della Protezione Civile.

\n

Compiti
\nSvolge sia attività di previsione sia attività di monitoraggio e sorveglianza di eventi meteo-idrogeologici e idraulici e dei loro effetti sul territorio. Questa attività consente di definire gli scenari di rischio, ovvero di valutare le ripercussioni che questi eventi potrebbero determinare sull’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente. Ha un ruolo di indirizzo e coordinamento generale della rete dei Centri Funzionali e può sostituire nei compiti e nelle funzioni i Centri funzionali decentrati non attivi, su richiesta delle Regioni interessate.

\n

Attività di previsione
\nIl Centro Funzionale Centrale è operativo tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24 e si articola in un settore meteo e in un settore idrogeologico e idraulico. In particolare, elabora previsioni meteo a fini di protezione civile, cioè previsioni su fenomeni meteorologici che possono avere un impatto sul territorio (per rischio idrogeologico o idraulico, o per situazioni riguardanti il traffico viario e marittimo) o sulla popolazione (in tutti gli aspetti che possono essere negativamente influenzati dai parametri meteorologici). In quest’ottica, viene prodotto ogni giorno il Bollettino di Vigilanza Meteorologica Nazionale, un documento che segnala le situazioni in cui si prevede che uno o più parametri meteorologici supereranno determinate soglie di attenzione o di allarme. Quando le previsioni segnalano fenomeni di riconosciuta rilevanza a scala sovraregionale, preso atto delle valutazioni dei Centri funzionali decentrati, il settore meteo del Centro funzionale centrale emette inoltre Avvisi meteo nazionali.

\n

Ciascun Centro funzionale effettua quindi una valutazione del possibile verificarsi, o evolversi, di effetti al suolo (frane e alluvioni) a seguito di eventi meteorologici previsti o in atto. Tali valutazioni, sono concertate e raccolte dal settore idrogeologico e idraulico del Centro funzionale centrale in un Bollettino di criticità che è messo quotidianamente a disposizione dei Centri Funzionali DecentratidelleRegioni e dei Ministeri dell’Interno, delle Politiche agricole, di Infrastrutture e trasporti e dell’Ambiente affinché a loro volta ne diano informazioni alle proprie strutture operative .

\n

Attività di monitoraggio e sorveglianza
\nIl Centro funzionale centrale del Dipartimento svolge inoltre attività di monitoraggio e sorveglianza idropluviometrica e radarmeteorologica su tutto il territorio nazionale, affiancando i Centri Funzionali Decentrati. In particolare, per tutta la rete dei Centri Funzionali, predispone la mosaicatura delle informazioni prodotte dagli impianti radar meteorologici esistenti sul territorio nazionale, ovvero la loro raccolta e integrazione.

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Attività di previsione
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\r\nCiascun Centro funzionale effettua quindi una valutazione del possibile verificarsi, o evolversi, di effetti al suolo (frane e alluvioni) a seguito di eventi meteorologici previsti o in atto. Tali valutazioni, sono concertate e raccolte dal settore idrogeologico e idraulico del Centro funzionale centrale in un Bollettino di criticità che è messo quotidianamente a disposizione dei Centri Funzionali DecentratidelleRegioni e dei Ministeri dell’Interno, delle Politiche agricole, di Infrastrutture e trasporti e dell’Ambiente affinché a loro volta ne diano informazioni alle proprie strutture operative .
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\r\nAttività di monitoraggio e sorveglianza
\r\nIl Centro funzionale centrale del Dipartimento svolge inoltre attività di monitoraggio e sorveglianza idropluviometrica e radarmeteorologica su tutto il territorio nazionale, affiancando i Centri Funzionali Decentrati. In particolare, per tutta la rete dei Centri Funzionali, predispone la mosaicatura delle informazioni prodotte dagli impianti radar meteorologici esistenti sul territorio nazionale, ovvero la loro raccolta e integrazione.

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La rete dei Centri funzionali è costituita dal Centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione Civile, e dai Centri funzionali decentrati presso le Regioni e le Province autonome. Ogni Centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale.

\n

L’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

\n

Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.

\n

Il Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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\r\nL’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.
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\r\nIl Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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In particolari situazioni meteorologiche, negli strati atmosferici prossimi al suolo, si attivano intense correnti che possono insistere più o meno a lungo - talvolta anche per 24 o 48 ore – su aree molto estese del territorio nazionale, dando luogo a forti venti sulla terraferma e alla contestuale intensificazione del moto ondoso sui mari.

\n

Inoltre, quando una certa area è interessata da nubi temporalesche, all’interno di queste si attivano intense correnti verticali, sia in senso ascendente sia discendente; quando queste ultime raggiungono il suolo, si diramano in senso orizzontale, seguendo la conformazione del terreno, dando luogo a repentini spostamenti della massa d’aria circostante, ed attivando quindi intensi colpi di vento. Questo è il motivo per cui, durante i temporali, il vento soffia in modo irregolare e discontinuo, a raffiche, manifestandosi con improvvise intensificazioni che colpiscono generalmente per tratti intermittenti e di breve durata, ma talvolta con una certa violenza.

\n

In caso di venti forti, possono verificarsi ulteriori rinforzi improvvisi e impulsivi, cioè raffiche generalmente irregolari e discontinue, per tratti intermittenti di durata più o meno breve, anche con una certa violenza. L’effetto diretto che si può subire al verificarsi di venti particolarmente intensi è quello di essere trascinati in una caduta, ma i pericoli più gravi sono tipicamente rappresentati dagli effetti indiretti, nel caso in cui si viene colpiti da oggetti improvvisamente divelti e scaraventati a terra dalle raffiche (rami, tegole, vasi, pali della luce, segnali stradali, cartelloni pubblicitari, impalcature, ecc.), che a seconda dell’intensità possono arrivare a spostare oggetti più o meno grandi e pesanti, fino ad abbattere nei casi più gravi interi alberi o a scoperchiare interi tetti.

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In particolari situazioni meteorologiche, negli strati atmosferici prossimi al suolo, si attivano intense correnti che possono insistere più o meno a lungo - talvolta anche per 24 o 48 ore – su aree molto estese del territorio nazionale, dando luogo a forti venti sulla terraferma e alla contestuale intensificazione del moto ondoso sui mari.
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\r\nInoltre, quando una certa area è interessata da nubi temporalesche, all’interno di queste si attivano intense correnti verticali, sia in senso ascendente sia discendente; quando queste ultime raggiungono il suolo, si diramano in senso orizzontale, seguendo la conformazione del terreno, dando luogo a repentini spostamenti della massa d’aria circostante, ed attivando quindi intensi colpi di vento. Questo è il motivo per cui, durante i temporali, il vento soffia in modo irregolare e discontinuo, a raffiche, manifestandosi con improvvise intensificazioni che colpiscono generalmente per tratti intermittenti e di breve durata, ma talvolta con una certa violenza.
\r\n
\r\nIn caso di venti forti, possono verificarsi ulteriori rinforzi improvvisi e impulsivi, cioè raffiche generalmente irregolari e discontinue, per tratti intermittenti di durata più o meno breve, anche con una certa violenza. L’effetto diretto che si può subire al verificarsi di venti particolarmente intensi è quello di essere trascinati in una caduta, ma i pericoli più gravi sono tipicamente rappresentati dagli effetti indiretti, nel caso in cui si viene colpiti da oggetti improvvisamente divelti e scaraventati a terra dalle raffiche (rami, tegole, vasi, pali della luce, segnali stradali, cartelloni pubblicitari, impalcature, ecc.), che a seconda dell’intensità possono arrivare a spostare oggetti più o meno grandi e pesanti, fino ad abbattere nei casi più gravi interi alberi o a scoperchiare interi tetti.

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All’aperto

\n

In ambiente urbano

\n

In generale, sono particolarmente a rischio tutte le strutture mobili, specie quelle che prevedono la presenza di teli o tendoni, come impalcature, gazebo, strutture espositive o commerciali temporanee all’aperto, delle quali devono essere testate la tenuta e le assicurazioni.

\n

In zona costiera

\n

Sulle zone costiere, alla forte ventilazione è associato il rischio mareggiate, in particolare se il vento proviene perpendicolarmente rispetto alla costa. Per questo:

\n

In casa

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All’aperto

In ambiente urbano

In generale, sono particolarmente a rischio tutte le strutture mobili, specie quelle che prevedono la presenza di teli o tendoni, come impalcature, gazebo, strutture espositive o commerciali temporanee all’aperto, delle quali devono essere testate la tenuta e le assicurazioni.

In zona costiera

Sulle zone costiere, alla forte ventilazione è associato il rischio mareggiate, in particolare se il vento proviene perpendicolarmente rispetto alla costa. Per questo:

In casa

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L’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.

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Il Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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\r\nL’attività della rete dei Centri funzionali. Ogni centro funzionale ha il compito di raccogliere e condividere con l’intera rete dei Centri una serie di dati ed informazioni provenienti da diverse piattaforme tecnologiche e da una fitta rete di sensori disposta sul territorio nazionale. Nello specifico:

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Sulla base di questi dati e modellazioni, i Centri funzionali elaborano gli scenari probabilisticamente attesi, anche attraverso l’utilizzo di modelli previsionali degli effetti sul territorio. In base a queste valutazioni, i Centri funzionali emettono bollettini ed avvisi in cui vengono riportati sia l’evoluzione dei fenomeni sia i livelli di criticità attesi sul territorio.
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\r\nIl Centro funzionale centrale. Il Centro funzionale centrale si trova presso la sede operativa del Dipartimento della protezione civile, ed è attraverso di esso che il Dipartimento, insieme alle Regioni, garantisce il coordinamento del sistema di allertamento nazionale. Inoltre, coerentemente con il principio di sussidiarietà, nei casi in cui i Centri funzionali decentrati non siano attivi o siano temporaneamente non operativi, il Centro funzionale centrale svolge tutti i compiti operativi loro assegnati.

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