Rischio industriale. Le attività

Le attività di previsione e prevenzione si basano su un collegamento sempre più stretto tra protezione civile e mondo della ricerca scientifica, con sistemi tecnologici di raccolta ed elaborazione delle informazioni, con centri di elaborazione dei dati in grado di segnalare con il massimo anticipo possibile la probabilità che si verifichino eventi catastrofici, con l’elaborazione di cartografie di rischio, con la promozione di strumenti normativi e tecnici finalizzati alla prevenzione e mitigazione dei danni.
La normativa di riferimento prevede attività di previsione e prevenzione mirate alla riduzione del rischio industriale: sia quello relativo alla probabilità che accada un incidente industriale, sia quello relativo alle sue conseguenze.
In primo luogo sono individuate le sostanze pericolose, comprese quelle classificate come pericolose per l'ambiente, che possono provocare incidenti rilevanti ed esporre al rischio di emissioni, incendi o esplosioni.
Sono inoltre definiti gli impianti industriali per i quali è necessario il controllo di un responsabile, indicato dalla normativa come “gestore”.
Il gestore di uno stabilimento industriale ha molti obblighi da adempiere per la previsione e la prevenzione del rischio. Tutti gli adempimenti del gestore sono notificati alla Regione, al Prefetto e al Comune in cui sorge lo stabilimento.
I centri di competenza
Alle attività di prevenzione del rischio industriale concorrono i centri di competenza: enti pubblici attivati nel sistema nazionale di protezione civile per sviluppare progetti di ricerca e realizzare strumenti di supporto per la gestione dell’emergenza.
I principali centri di competenza sul rischio industriale sono l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ISPRA, l’Istituto Superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro – ISPESL, il Consiglio Nazionale delle Ricerche – CNR e l’Istituto Superiore di Sanità – ISS.
Gli Enti per la consulenza tecnico-scientifica
- Dipartimento di Ingegneria Nucleare e Conversione di Energia dell’Università di Roma «La Sapienza»;
- Consorzio Interuniversitario per la Prevenzione e Protezione dai Rischi Chimico-Industriali delle Università di Roma, Bologna, Pisa, Napoli e Messina;
- Unità Operativa e di Ricerca per le Emergenze Chimiche-Industriali dell’Università «Ca’ Foscari di Venezia»;
- Istituto di Ricerca della Combustione di Napoli;
- Unità di Ricerca e Didattica Mobility Design – Progettazione di Sistemi e di Servizi per la Gestione della Mobilità – Gruppo di Ricerca per la Gestione e la Sicurezza dei Trasporti di Milano.
Le componenti del Servizio Nazionale
Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco esercita una attività di controllo sugli stabilimenti considerati a rischio di incidente rilevante. Nell’ambito delle sue competenze e disponibilità elabora e promuove programmi di formazione in materia di rischio di incidente rilevanti e fornisce consulenza tecnica alle Autorità responsabili della prevenzione e del controllo dei rischi industriali. Infine, in caso di incidente industriale, partecipa alle attività di gestione dell’emergenza.
Come previsto dal decreto legislativo n. 334 del 1999, le autorità pubbliche locali hanno il compito di elaborare un piano di emergenza interno e uno esterno allo stabilimento industriale, per garantire una risposta tempestiva ed efficace e salvaguardare la salute pubblica e l’ambiente.
Il piano di emergenza interno
Il piano di emergenza interno - PEI è redatto dal gestore dello stabilimento industriale e organizza gli interventi necessari per reprimere l’incidente con l’aiuto delle proprie squadre e dei Vigili del fuoco.
Il piano di emergenza esterno
Il piano di emergenza esterno - PEE è redatto dall’autorità pubblica competente e organizza la risposta di protezione civile per ridurre gli effetti dell’incidente sulla salute pubblica e sull’ambiente. Nel PEE sono indicate le zone a rischio, gli allarmi, e i comportamenti da adottare da parte della popolazione in caso di incidente. Il Piano può prevedere il rifugio al chiuso o l’evacuazione.
Il Dipartimento della protezione civile, d'intesa con la Conferenza unificata, ha il compito di redigere le Linee guida per la predisposizione del piano di emergenza esterno e, nel rispetto delle competenze delle amministrazioni dello Stato e degli enti locali, verifica che il PEE sia attivato da parte dei soggetti competenti qualora accada un incidente rilevante o un evento incontrollato tale da provocare un incidente.
Il documento delle linee guida, predisposto dal Dipartimento della Protezione Civile, è lo strumento operativo per l’elaborazione e l’aggiornamento dei Piani di Emergenza Esterna degli stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante. Le linee guida sono rivolte agli operatori di settore – appartenenti a Prefetture, Regioni ed Enti locali – che si occupano di pianificazione d’emergenza nell’ambito della gestione del rischio industriale, e ai gestori degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante. Il documento fornisce le indicazioni necessarie per redigere un piano di emergenza, in grado di garantire una risposta efficace in caso di incidente industriale su un territorio abitato. La redazione del PEE è un’attività complessa e delicata sia per gli obiettivi di sicurezza che intende raggiungere sia per il coinvolgimento di diverse istituzioni competenti. Durante la stesura del Piano di emergenza esterna, il Prefetto promuove incontri ed esercitazioni, per testare il livello di conoscenza delle procedure e le capacità operative di ciascun soggetto coinvolto e per favorire la conoscenza reciproca sia tra le strutture, sia tra gli addetti ai lavori.
Le Linee Guida sviluppano uno schema di Piano di Emergenza Esterno che, suddiviso per capitoli e argomenti da svolgere, rappresenta la sintesi del piano da realizzare. Le prime due sezioni dello schema riguardano argomenti già trattati nella maggior parte dei Piani di Emergenza Esterni, mentre la sezione Modello organizzativo d’intervento è una novità introdotta da questo documento. Questo modello di organizzazione si basa su una struttura di comando e controllo, verso cui confluisce – dall’inizio dell’emergenza alla conclusione della messa in sicurezza degli impianti – il flusso delle informazioni e dei dati.
Le linee guida affrontano anche il tema del linguaggio adottato per la stesura dei Piani di Emergenza Esterna, con l’obiettivo di favorire uniformità sul territorio nazionale, e agevolare così anche le attività di controllo e di coordinamento delle amministrazioni centrali e periferiche coinvolte nelle attività di Pianificazione dell'emergenza esterna degli stabilimenti.
La mappatura del territorio: le zone a rischio
Zona di massima esposizione
Rappresenta la zona nelle immediate vicinanze dello stabilimento ed è generalmente esposta a effetti sanitari gravi e irreversibili.
Zona di danno
Rappresenta una zona dove le conseguenze dell’incidente sono ancora gravi, in particolare per alcune categorie a rischio
(bambini, persone anziane o malate, donne in gravidanza)
Zona di attenzione
Rappresenta la zona più esterna all’incidente ed è interessata da effetti in genere non gravi.